Come testimoniano molti documenti storici, la caccia con le reti a terra, fu un aspetto della caccia ai colombacci di grande rilevanza storico-economica, tanto che lo Stato Pontificio, attraverso diversi editti, legiferò in più occasioni dal 1600 in avanti per regolamentare e tutelare questa forma di caccia.
L’arte di cacciare il colombaccio con l’utilizzo di piccioni volantini era così innovativa che, dall’inizio del 1900 fino agli anni ‘30/40 ca., nobili e signorotti assumevano i maestri in quest’arte, per gestire i loro appostamenti di caccia durante il periodo migratorio.
Questa serie “Uomini e Colombacci” è stata realizzata in un capanno aereo per la caccia ai colombacci risalente alla fine dell ‘800 ad Amandola paese dell’ Appennino Marchigiano.
La caccia è una pratica ancora necessaria?
Nei secoli, la nostra civiltà ha cambiato il fabbisogno alimentare passando da un sistema di sussistenza famigliare a un iper_consumismo mass market legato all’allevamento intensivo con l’eccessivo consumo massivo e, soprattutto con i flussi migratori stravolti dai cambiamenti climatici, hanno trasformato il concetto di caccia.
Questi appostamenti “Capanni” sono piccole case sugli alberi, città invisibili collegate tra loro, costruite in mezzo al bosco, immerse nella natura, si sono trasformati in luoghi di aggregazione dove si tramandano segreti per la preparazione del capanno, antichi linguaggi fatti di suoni, gesti, sguardi con i colombacci che fungono da richiami per gli stormi migratori di passaggio, cacciare non è più la priorità, sembra come se questa comunità, oltre all’amicizia e la passione che li lega, mantenga viva questa millenaria arte di cacciare per tempi futuri di sopravvivenza.