Qual è il legame che ci unisce con un territorio? In cosa ci riconosciamo in un paesaggio? Perché ci sentiamo protetti da un luogo rispetto ad un altro?
Durante il periodo del lockdown nel marzo del 2020 ho iniziato a rispondere a queste domande attraverso la mia personale ricerca fotografica.
Ho ripreso lo sviluppo in bianco e nero in camera oscura, partendo dall’unico luogo che potevo frequentare durante il lockdown: il mio giardino. Mi sono soffermato su dettagli che non avevo mai colto e che mi hanno sorpreso per la loro bellezza naturale. Più le restrizioni sociali si allentavano più aumentava il mio spazio di esplorazione e, dal giardino, sono passato all’indagine del territorio circostante, la Pianura e la campagna padana.
Il progetto 20-21 mostra un’esperienza di immersione totale all’interno di una “Natura” di un territorio che non avevo mai frequentato così assiduamente.
La ricongiunzione con la natura è l’aspetto positivo e più importante di questi due ultimi anni, dove la nostra condizione sociale e i nostri stili di vita sono cambiati radicalmente.
Le immagini riflettono questo nuovo adattamento, sono una lettura interiore fragile, ma cercano un equilibrio e un’armonia con la quotidianità.
Stati d’animo e fascinazioni per luoghi conosciuti o quasi, riletti con attenzione, si tramutano in aiuti morali e psicologici per affrontare l’oblio di questi momenti incerti.
Il tuffo nella natura è la salvezza verso una ricchezza visiva interiore. A tal proposito mi viene in mente un concetto che esprimeva Robert Adams: Spesso la composizione è davvero il mezzo migliore che un fotografo ha a disposizione per mostrare la complessità della vita; la struttura di un'immagine può suggerire la forma che diviene bellezza.
What is the bond that unites us with a territory? How do we recognize ourselves in a landscape? Why do we feel protected from one place over another?
During the lockdown period in March 2020, I began to answer these questions through my personal photographic research.
I filmed the black and white development in the darkroom, a part that he can attend during the lockdown: my garden. I dwelt on details that I had never grasped and that I received for their natural beauty. The more social restrictions were loosened, the more my exploration space became and, from the garden, I went on to investigate the surrounding area, the Plain and the Po Valley.
Project 20-21 shows an experience of total immersion within a “Nature” of a territory that I had never visited so regularly.
The reunion with nature is the positive and most important aspect of these last two years, where our social condition and our lifestyles have changed radically.
The images reflect this new adaptation, they are a fragile interior reading, but they seek a balance and harmony with everyday life.
States of mind and fascinations for known or almost known places, reread carefully, are transformed into moral and psychological aids to face the oblivion of these uncertain moments.
The plunge into nature is the salvation towards an inner visual richness. In this regard, I am reminded of a concept that Robert Adams expressed: Often the composition is really the best means that a photographer has at his disposal to show the complexity of life; the structure of an image can suggest the form that becomes beauty.